Diritto d’autore: in Italia si riapre il capitolo “Agcom e regolazione del diritto d’autore online”, in Francia viene proposta la “iTax”

Il Nostro Paese certamente non brilla per forme efficaci di contrasto alla pirateria – che continua ad impazzare sul web – nonostante leggi e provvedimenti troppe volte annunciati e mai concretizzatosi. Già nel 2012 il Governo Americano, all’interno dello “Special 301 Report” aveva inserito l’Italia nella “watch list”; anche nel 2013 la collocazione è rimasta la medesima e, si legge nel report : “Nonostante l’Autorità per le Comunicazioni (Agcom) abbia fatto progressi tra il 2011 e l’inizio del 2012 con un regolamento mirato a combattere la pirateria online, questo procedimento è ancora in fase di stallo. Questo fa sì che i titolari del diritto d’autore debbano affrontare grosse sfide per creare meccanismi efficaci contro la pirateria su internet. Gli Stati Uniti incoraggiano l’adozione di provvedimenti che riducano i tempi di giudizio nelle controversie sul diritto d’autore nei tribunali italiani e garantiscano che si arrivi a sentenze definitive”.

Nelle ultime settimane Agcom ha deciso di tornare sull’argomento. Corre d’obbligo ricordare che l’Autorità per le Garanzie nelle Comunicazioni aveva avviato un provvedimento di intervento, quasi due anni fa che però, complice la fine mandato del settennato di Calabrò, non aveva mai visto la luce.

Il preannunciato provvedimento aveva portato a posizioni nette e contrapposte tra i “difensori del web libero”, altrimenti noti come “il popolo della rete” e i “garantisti” che ancora credono nella bontà, nonché nella necessità di provvedimenti normativi anche all’interno della galassia internet.

Nel luglio 2012, con l’insediamento del nuovo Consiglio, presieduto da Angelo Marcello Cardani, l’Autorità aveva espresso l’intenzione di tornare sullo spinoso argomento, ma nulla era accaduto nei mesi successivi. Solo recentemente il Commissario Antonio Preto  ha annunciato che l’Agcom avrebbe presentato, in un convegno pubblico internazionale, un regolamento per arginare, anche nel nostro Paese, i gravissimi danni della pirateria. Sulla base del nuovo procedimento – come da dichiarazioni rilasciate dallo stesso Commissario Preto – il sito pirata andrebbe a ricevere, nell’arco di due giorni, formale diffida ad eliminare il contenuto audiovisivo o musicale che offre in modo illegale, quindi il titolare del sito potrà disporre di dieci giorni per difendersi davanti all’Agcom; trascorsi quindici giorni, l’intero “processo” andrà chiuso.

Immediata la reazione dei paladini del web libero che hanno nuovamente gridato al “bavaglio”, ribadendo peraltro che l’Autorità non può intervenire laddove è compito del Parlamento legiferare.

Nei giorni successivi, il 24 aprile, l’agenzia stampa Adnkronos diramava, in un dispaccio, le dichiarazioni, ancora una volta, del Commissario Antonio Preto: “L’Agcom non ha ancora preso alcuna decisione per regolamentare il diritto d’autore online nè ha esaminato alcun provvedimento in materia. La nostra riflessione sull’argomento è appena iniziata e proseguirà nelle prossime settimane anche attraverso iniziative pubbliche che mirano a raccogliere opinioni, spunti e suggerimenti per affrontare un tema la cui complessità e delicatezza è sotto gli occhi di tutti. È in quest’ottica che abbiamo organizzato per il prossimo 24 maggio a Roma un workshop che vedrà la partecipazione di esperti italiani ed internazionali, chiamati a discutere di questo tema e a fornire materiale utile a definire le linee di un possibile intervento in un confronto libero e trasparente”.

Seguiremo dunque con attenzione il workshop del 24 e torneremo certamente a scriverne su queste colonne.

Intanto anche Oltralpe l’atmosfera appare rovente all’indomani del “Rapport Lescure” sull’eccellenza culturale francese, consegnato appunto da Pierre Lescure (cofondatore di Canal Plus) al Presidente Hollande.

La proposta francese, ben dettagliata in un rapporto che consta di oltre 400 pagine – “quasi 2 chili e mezzo di carta per oltre 80 proposte” ironizza Stefano Montefiori sul Corriere della Sera del 15 maggio – prevede, importanti novità in materia di lotta alla pirateria. L’Hadopi – Alta Autorità per la Protezione dei Diritti di Proprietà Intellettuale, voluta dall’ex Presidente francese Sarkozy e da più parti contestata – è stata messa a tappeto. Riconoscendo comunque l’efficacia di un procedimento basato sulla risposta graduale, questo verrà mantenuto, ma affidato alle cure del Csa (Conseil Superieur de l’Audiovisuel), che diventerà il “regolatore dell’offerta culturale su digitale”. In ogni caso sparirà il rischio di “disconnessione” (contemplato dall’Hadopi, sebbene quasi mai messo in atto nella pratica), sostituita da un’ammenda di 60 euro, o più in caso di recidiva. Questo sistema alternativo è stato fortemente caldeggiato, negli ultimi mesi, dai produttori di musica, che ambiscono ad un meccanismo più rapido e sistematico di “condanna” piuttosto che un complesso meccanismo giuridico lungo come quello messo in campo dall’Hadopi. Il rapporto Lescure esorta poi tutti gli attori della filiera ad offrire agli internauti una più ricca offerta legale, rompendo di fatto il sistema delle “window”: il prodotto non uscirà più, gerarchicamente, prima al cinema, poi su pay-tv ed infine sulla tv generalista, ma in contemporanea su tutte le piattaforme. La vera innovazione infine risiede nella proposta di introdurre una tassa su qualsiasi apparecchio connesso ad internet, in modo da alimentare un fondo a favore dei contenuti della rete e della transizione al digitale. Lescure parte dall’osservazione che la tassa sulla “copia privata” è stata essenzialmente superata. Sono in pochi oggigiorno a comprare libri, cd o dvd (fisici o digitali che siano) e la maggior parte degli utenti ormai consuma musica e film in streaming. Mentre l’utente medio non è spesso propenso a pagare pochi euro per un album musicale o un film, è altresì disponibile ad investire 300 o anche 500 euro per l’acquisto di uno smartphone o tablet di ultima generazione. Da ciò l’idea di imporre una tassa, inizialmente dell’1% sul prezzo del dispositivo acquistato.

I dubbi irrisolti restano numerosi. Da una parte ci si domanda, in termini pratici, come si possa applicare una tassa a device prodotti in Usa o Giappone per favorire contenuti propri della cultura francese.

Ci si interroga quindi su come sarà possibile far approvare questa tassa a Bruxelles, visto che la Commissione Europea esclude la possibilità di tassare un’industria (quella teconologica/digitale) per finanziarne un’altra (quella culturale).

L’obiettivo, cioè far cassa per rilanciare la cultura è certamente condivisibile – e peraltro porterebbe nelle casse francesi circa 90 milioni si euro – tanto più in un momento in cui il settore è spesso oggetto di crudeli tagli imposti dalla spending review, ma, ad oggi, le concrete chance di attuazione di questa proposta restano nebulose.

Ma intanto si è sollevato un gran polverone, sulla stampa francese, ma non solo.

Staremo a vedere.

( a cura della Redazione di Italiaudiovisiva – E. ) 17 maggio 2013

 

 

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