Google e la privacy violata attraverso Street View

Attaccato su più fronti, “Big G” resiste, ma incassa un altro colpo. Molte sono infatti negli ultimi mesi le vicende che coinvolgono il gigante della rete…. Dall’evasione fiscale all’indicizzazione degli articoli di giornali – che hanno portato a recenti, seppur differenti, soluzioni in Francia e Germania (per un approfondimento vedi  i post “Le “rassegne stampa” vampirizzate: in Francia, siglato accordo “storico” tra Google e l’Eliseo” del 4 febbraio e “Il Bundestag tedesco ha votato la Google Tax (“copyright ancillare”), ma non è ancora legge” del 4 marzo) –, all’indagine, chiusa ad inizio anno dalla Federal Trade Commission sull’abuso di posizione dominante, fino alla questione al momento più discussa: la tutela dei dati personali.

Il problema coinvolge questa volta “Big G” per il servizio “Street View” per un caso che risale al 2010.

Come molti sanno il servizio è un “confort” ulteriore a Google Maps che consente di vedere, per così dire “dal vivo” (e non solo in una piantina modello “Tutto città” in chiave post-moderna) strade, piazze e vicoletti di moltissime località. E fin qui… tutto bene.

Sembra però esser emerso un aspetto inquietante della vicenda. Mentre le auto con telecamera di Google percorrevano le città statunitensi per fotografare, riprendere ed aggiornare le mappature, intercettando i segnali wi-fi presenti in molte case, siano riuscite ad impadronirsi di password e dati personali di milioni di utenti in base ad una pratica che viene definita del “wardriving” (che consiste nel trovare un access point (Ap) e registrarne la posizione. Infrangendo però le scarse misure di sicurezza tipiche di queste reti, è possibile accedere ai file personali).

Il che si traduce in una violazione della privacy su larga scala, perpetrata per anni, ai danni di milioni di utenti.

Dopo aver inizialmente negato, e successivamente accusato un ingegnere dello staff (impazzito), alla fine il gigante di Mountain View si è dovuto arrendere all’evidenza ed ammettere le proprie colpe di fronte ad una disputa legale promossa da ben 38 Stati Usa per proteggere la privacy dei cittadini.

Come risarcimento Google è stata condannata a pagare, per il danno arrecato, 7 milioni di dollari (circa 5 milioni di euro), cifra ridicola se si pensa al giro d’affari di “Big G”, che nel 2012 ha superato, per fatturato, i 50 miliardi di dollari (36 miliardi di euro)!!!

Ma, come sostiene il procuratore generale del Connecticut, l’importanza del patteggiamento risiede altrove. Google sarà obbligata, per la prima volta, a sottostare ad alcuni doveri, ovvero dovrà impegnarsi a controllare i propri dipendenti affinché non violino la privacy degli utenti e dovrà inoltre investire risorse per informare il pubblico e suggerire ai cittadini le migliori strategie per proteggere la riservatezza delle proprie informazioni.

Google dovrà quindi presentare, entro 6 mesi, un piano dettagliato sulle regole che andrà ad applicare per la tutela della privacy degli utenti, che poi dovranno essere divulgate attraverso campagne pubblicitarie sulla stampa quotidiana e con un video informativo su YouTube.

Da un punto di vista simbolico si tratta certamente di una brutta sconfitta per Google.

Quali saranno le prossime vicende che vedranno coinvolto il “gigante G”? Per ora, in Italia, ci si limita ad attendere un segnale da parte degli editori di giornali, che pure si erano mossi, assieme a francesi e tedeschi, per ottenere una remunerazione all’indicizzazione degli articoli attraverso Google News e che, dopo i risultati ottenuti dai confinanti, si immaginava tornassero alla carica.

( a cura della Redazione di Italiaudiovisiva  – E. ) 15 marzo 2013

One thought on “Google e la privacy violata attraverso Street View

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