La querelle Chiusi (l’Espresso) vs Mazza (Fimi): le stime sulla pirateria, numeri in libertà?!

Semmai fosse sfuggita all’attenzione dei nostri lettori, riteniamo opportuno riprodurre la lettera di Enzo Mazza (Presidente della Fimi), pubblicata sul sito web de “l’Espresso”, e la replica dell’autore del contestato servizio giornalistico, Fabio Chiusi. No comment.

(a cura della Redazione di Italia Audiovisiva – A.) 27 febbraio 2012

Da Enzo Mazza, Presidente Fimi (Federazione Industria Musicale Italiana)-Confindustria, riceviamo e volentieri pubblichiamo la seguente lettera. In calce, la risposta dell’autore dell’articolo, Fabio Chiusi (23 febbraio 2012)

Gentile Direttore, leggiamo con sconcerto e con forte irritazione le dichiarazioni rilasciate all’interno dell’articolo firmato da Fabio Chiusi dal titolo “Musica, la bufala delle major” dall’economista Michele Boldrin, al quale intendiamo replicare in modo serio e circostanziato. E’ falso e assolutamente denigratorio per l’industria musicale, affermare che vi siano imposizioni monopolistiche sui prezzi dei cd. Oggi, grazie ad un’offerta legale concorrenziale, ampia e diversificata, la musica la si può ascoltare, acquistare, fruire, in moltissimi modi. Fare un discorso solo di prezzi è riduttivo e poco lungimirante: oggi sia le novità come il catalogo sono vendute a prezzi diversi, dallo 0,99 ai 9,99 su internet, dai 9 ai 15 euro nelle rivendite tradizionali. Vi sono poi abbonamenti per lo streaming di musica online a prezzi bassissimi o il fenomeno di  YouTube dove é possibile vedere milioni di videoclip gratuitamente pagati dalla pubblicità. Vi sono decine di ricerche oltre a quella della Fondazione Einaudi che confermano i danni dell’utilizzo di piattaforme illegali per scaricare musica o film o altri contenuti. Non c’è alcun collegamento tra l’uso del p2p e la propensione all’acquisto, anzi è esattamente il contrario. Altro punto assolutamente falso é che l’industria consideri una copia illegalmente come una mancata vendita. Come si evince dallo studio economico della società  Tera Consultant,  solo il 10 % di coloro che scaricano abitualmente in modo illegale, qualora si trovassero impossibilitati a farlo, acquisterebbero musica legalmente. Il fattore di conversione tenuto in considerazione é completamente diverso da quello citato dall’economista ed è falso affermare il contrario. Va anche sottolineato che lo studio Tera è addirittura molto conservativo. Altri studi danno rate di sostituzione (e quindi perdite) tre volte superiori. Mi chiedo se qualcuno abbia mai letto lo studio nel suo complesso prima di bollarlo solo come “di parte”. Credo di no. Le industrie creative dell’Unione Europea (cinema, musica, televisione e software) hanno offerto un contributo pari al 6,9% o a circa 860 miliardi di euro al totale del Pil europeo, con una quota del 6,5 % dell’occupazione totale dell’Ue, pari a circa 14 milioni di lavoratori. A causa della pirateria (e principalmente della pirateria digitale) le industrie creative dell’Unione Europea che hanno maggiormente subito l’impatto delle attività illecite (cinema, serie televisive, produzione musicale e software) hanno registrato perdite pari a 10 miliardi di euro ed un totale di 185.000 posti di lavoro in meno. Solo in Italia i danni sono stati di 1,4 miliardi di euro con 22.400 posti di lavoro perduti. Sulla base delle attuali proiezioni e in assenza di cambiamenti significativi ,le industrie creative dell’Unione Europea potrebbero subire entro il 2015 perdite pari a 240 miliardi di euro e 1,2 milioni di posti di lavoro in meno.  Questi sono numeri, sono dati, è la fotografia di una realtà fortemente penalizzata dall’utilizzo illecito di contenuti digitali.  Le opinioni vanno tutte rispettate ma non è accettabile infangare un’industria, quella musicale, che negli ultimi anni ha compiuto moltissimi sforzi per rispondere alle richieste di un mercato evoluto ed esigente, download, streaming, abbonamenti. Vi sono offerte per tutte le tasche e tutte con il comun denominatore di milioni di brani a disposizione. Non si può pensare che oggi la rete sia e rimanga un porto franco dove tutto possa essere condiviso e libero senza tutele: è sorprendente poi che un settimanale come L’Espresso, di un gruppo editoriale che non ha mai nascosto una sensibilità verso il mondo digitale, con attenzione ai new media e ad un nuovo modo di fruire di contenuti giornalistici ed editoriali in rete, dia spazio ad opinioni che hanno il solo obiettivo di denigrare un modello di business innovativo e che sta trovando anche riscontri sul mercato”.

Risponde Fabio Chiusi

Fa piacere che finalmente giunga una replica nel merito alle argomentazioni del professor Boldrin, dato che – chiesta al segretario Anica e al direttore di Confindustria Cultura per la stesura del pezzo in questione – avevo ricevuto in tutta risposta rispettivamente una risata e un paragone con i complotti sull’11 settembre. I dati forniti, tuttavia, non eludono la principale questione metodologica sollevata nell’articolo, e cioè che sia proprio la loro validità scientifica a essere in questione. Lo studio di Scialdone e Brini lo ha affermato già a giugno del 2011, e non mi risultano repliche formulate nello stesso tenore: ossia, fornendo argomentazioni che avvalorino i metodi degli studi – Tera incluso – citati nella replica del dottor Mazza. Da parte nostra, non c’era alcuna volontà di affrontare il tema con piglio ideologico: Mazza può chiederlo ai dottori Mancini e Del Giudice. Semplicemente, ho trovato più convincenti le argomentazioni e gli studi a supporto dei dati forniti dai suoi critici. Ogni lettore, poi, giudicherà autonomamente.

Il congelamento della delibera Agcom sul diritto d’autore online ?!

La deprimente notizia di una possibile sospensione della delibera Agcom in gestazione sul diritto d’autore online è contenuta all’interno di un comunicato stampa diramato da quattro parlamentari - in una prospettiva “bi-partisan” - che hanno reso nota una lettera indirizzata all’Autorità per le Garanzie delle Comunicazioni il 23 febbraio 2012: Belisario dell’Idv, Perduca dei Radicali, Perina di Fli e Vita del Pd scrivono “ribadiamo altresì la nostra soddisfazione per la sospensione – da parte dell’Autorità – del regolamento sul diritto d’autore, che comunque si sarebbe scontrato col regolamento pervenuto da parte della Commissione Europea, che avrebbe reso necessaria una nuova consultazione pubblica”.
L’indomani, il 24 febbraio 2012, il Presidente di Confindustria Cultura Polillo ha reagito opportunamente, diramando un comunicato stampa che contesta le tesi dei quattro parlamentari: “Chiediamo per questo all’Agcom e al presidente Calabrò di dare seguito al percorso avviato, apprezzato e sostenuto dalla stessa Commissione Ue, esaminando il dossier alla prima riunione utile di marzo, come richiesto da ben quattro commissari”. Continua Polillo: “Facciamo per questo appello al Governo per sostenere lo sforzo dell’Autorità, promuovendo la causa della tutela della proprietà intellettuale sul web e il rispetto dell’industria culturale italiana, che è un fiore all’occhiello del nostro Paese, anche nello sviluppo dell’Agenda Digitale italiana, puntando sulla creazione dei contenuti creativi”. Ci piace qui osservare la prospettata correlazione tra “industria culturale” ed “agenda digitale”: crediamo infatti che, per il nostro Paese, sarebbe molto più importante lavorare ad una “agenda culturale”, prima dell’“agenda digitale”.

Riproduciamo in calce le due contrapposte posizioni, così come riportate dalle agenzie.

DIRITTO D’AUTORE: POLILLO, AGCOM ADOTTI REGOLE SU INTERNET (Ansa) – Roma, 24 febbraio – “Agcom adotti al più presto il regolamento sul rispetto del diritto d’autore su internet”: è quanto chiede il Presidente di Confindustria Cultura Italia, Marco Polillo, a nome di tutti i presidenti delle Associazioni (Aesvi, Afi, Agis, Aie, Anes, Anica, Apt, Fem, Fimi, Pmi, Univideo) che fanno parte della Federazione. “Stiamo attendendo da mesi – sottolinea Polillo – l’adozione di questo pacchetto regolamentare. L’Autorità ha avviato un percorso dal 2009: adesso, dopo due anni, è giunto il momento di compiere ‘l’ultimo miglio’ e approvarlo definitivamente: non sono più accettabili questi continui rinvii perché si tratta di un intervento lungamente atteso, rimaneggiato e notificato alle competenti autorità Ue previo il consueto confronto pubblico e trasparente”. “Chiediamo per questo all’Agcom e al presidente Calabrò – ha continuato – di dare seguito al percorso avviato, apprezzato e sostenuto dalla stessa Commissione Ue, esaminando il dossier alla prima riunione utile di marzo, come richiesto da ben quattro commissari. Ci teniamo ad evidenziare che non esiste allo stato attuale nessun dossier aperto in Parlamento in merito al rispetto del copyright sul web, anzi in Senato sono stati presentati diversi emendamenti al cosiddetto Decreto Liberalizzazioni per indebolire i cardini della proprietà intellettuale”. “Facciamo per questo appello al Governo – ha concluso – per sostenere lo sforzo dell’Autorità, promuovendo la causa della tutela della proprietà intellettuale sul web e il rispetto dell’industria culturale italiana, che è un fiore all’occhiello del nostro Paese, anche nello sviluppo dell’Agenda Digitale italiana, puntando sulla creazione dei contenuti creativi”.

DIRITTO D’AUTORE: DEPUTATI IDV, RADICALI, FLI E PD SCRIVONO AD AGCOM (Agenparl) – Roma, 23 febbrario – I parlamentari Felice Belisario (Idv), Marco Perduca (Radicali), Flavia Perina (Fli) e Vincenzo Vita (Pd) hanno inviato oggi una lettera all’Autorità per le Garanzie nelle Comunicazioni. “Nelle ultime settimane” si legge nella lettera “Governo e Parlamento hanno più volte dimostrato di aver rimesso in agenda il tema del diritto d’autore con una volontà di giungere finalmente a una riforma strutturale. Diamo volentieri atto all’Autorità per le Garanzie nelle Comunicazioni di aver sollevato il tema del diritto d’autore tra le riforme necessarie, ed è proprio grazie al suo lavoro che finalmente emerge la possibilità di un dibattito aperto e complessivo che solo il Parlamento dovrà tradurre in norme primarie. Proprio in Parlamento sono stati presentati diversi emendamenti ai decreti liberalizzazioni e semplificazioni proposte da una plurarità di forze politiche volti all’apertura del mercato dell’intermediazione  dei diritti e a quello delle licenze. Alcuni affrontano anche una completa revisione della normativa compatibilmente con la tutela del diritto all’informazione e altri fondamenta li principi di neutralità e apertura.”  I 4 parlamentari proseguono “Per tutti questi motivi, ribadiamo la nostra preoccupazione per un conflitto possibile tra la centralità e la esclusiva competenza del Parlamento in materia legislativa e il lavoro dell’Agcom. Ribadiamo altresì la nostra soddisfazione per la sospensione – da parte dell’Autorità del regolamento sul diritto d’autore, che comunque si sarebbe scontrato col regolamento pervenuto da parte della Commissione Europea, che avrebbe reso necessaria una nuova consultazione pubblica. Occorre, quindi, un ripensamento ancora più ampio, in base a ciò che il Parlamento deciderà. Allo stesso tempo è fondamentale che il Parlamento possa avere anche il supporto dell’Autorità per le Garanzie nelle Comunicazioni, cui vogliamo chiedere, con questa lettera, di esprimersi sugli  emendamenti esaminati in queste ore.” La lettera si conclude con la richiesta che “l’Agcom rispetti il suo e il nostro ruolo aspettando che il Parlamento legiferi. Siamo certi che Agcom saprà sostenere questo dibattito senza forzature e con il suo storico ruolo di arbitro imparziale nello sviluppo delle tecnologie dell’informazione”.

(a cura della Redazione di Italia Audiovisiva – A.) 24 febbraio 2012

 

L’”effetto Megaupload/Megavideo” prosegue: nuovi sequesti di portali dediti al “file sharing”

Con un provvedimento d’urgenza, il Gip del Tribunale di Parma ha autorizzato il Nucleo di Polizia Tributaria Veneto della Guardia di Finanza a mettere sotto sequestro i domini www.scaricolibero.com e www.filmgratis.tv.
Prosegue, dunque, quello che da più parti è stato definito “l’effetto Megaupload/Megavideo”, e che vede sostanzialmente una più alta soglia di attenzione da parte dei soggetti istituzionalmente deputati alla repressione degli illeciti online, a tutti i livelli. In questo caso, abbiamo a che fare, più che altro, con un provvedimento giudiziario simile a quello che ha portato, nel 2008, all’oscuramento del famigerato portale “bittorrent” ThePirateBay in Italia, dopo lunga vicenda processuale.
Entrambi i portali sequestrati facilitavano lo scambio in download ed in streaming di contenuti multimediali, in violazione del copyright sugli stessi: per tale ragione, la Guardia di Finanza, autorizzata dal Pubblico Ministero di Parma, ha provveduto a sequestrarne dominio e contenuti, in attesa che si chiudano le indagini preliminari nell’ambito del procedimento giudiziario R. G. n. 4968/2011.
Vedremo se questa volta, a seguito di quanto successo a livello internazionale con il caso Megaupload, la vicenda giudiziaria avviata giungerà a compimento con tempi più brevi. Rimane, per il momento, certa la vittoria “morale” dell’azione preventiva della Guardia di Finanza veneta, che, ponendo in essere il provvedimento in esame, ha certamente inferto un altro duro colpo alla pirateria audiovisiva nel nostro paese.

(a cura della Redazione di Italia Audiovisiva – G.) 24 febbraio 2012

La Comunità Europea difende la sottoscrizione del trattato antipirateria – 10 miti sull’Acta smentiti

In un proprio documento, reperibile all’indirizzo http://ec.europa.eu/italia/attualita/primo_piano/commercio/acta_informazioni_it.htm, la Commissione Europea risponde colpo su colpo alle proteste seguite dalla sottoscrizione, da parte dell’Unione Europea nel suo insieme, dell’Anti-Counterfeiting Trade Agreement (cosiddetto “Acta”), avvenuta lo scorso 26 gennaio.
E’ interessante notare come, tra le dieci più comuni mistificazioni circa il testo dell’Acta, la maggior parte riguardino la privacy ed il paventato rischio di sanzioni per comportamenti penalmente rilevanti in rete, mentre sembra apparentemente ben poco l’interesse per gli eventuali riflessi dell’accordo commerciale sulla protezione del diritto d’autore in rete.
In realtà, spiega pazientemente la Commissione Europea, il testo dell’accordo (anch’esso reperibile in versione integrale all’indirizzo sopra indicato), è frutto di attenta negoziazione, e si procura di prevedere strumenti adeguatamente flessibili per favorire lo sviluppo ed il commercio di beni “d’autore” in rete, assieme a misure di contrasto e cooperazione internazionale contro l’illegittima diffusione delle stesse.
In ogni caso, chiosa la Commissione, il testo dell’accordo è tale da non richiedere armonizzazioni “di tipo invasivo” del diritto Ue, in quanto riproduce ed aggiorna in larga parte contenuti che sono già presenti nel framework legislativo europeo, in quanto frutto di precedenti accordi commerciali internazionali.
Nel frattempo, Slovenia, Polonia e Lituania hanno apertamente espresso il loro dissenso a tale adesione.
La sensazione è quella di una gran confusione, sulle principali reti di comunicazione, circa contenuti e scopi della convenzione internazionale, mentre sarebbe utile sfruttare l’occasione per un dialogo costruttivo sulle misure di attuazione dell’accordo raggiunto che davvero ne garantiscano uniforme applicazione trai sottoscrittori.

(a cura della Redazione di Italiaudiovisiva – G.) 17 febbraio 2012

Copyright. Tensioni. Dall’Acta alla Corte di Giustizia…

Resta tesa l’atmosfera intorno alle tematiche del copyright e della sua difesa.

Proprio nei giorni scorsi aspre polemiche e numerose manifestazioni hanno avuto luogo, soprattutto in Germania, nonostante le giornate di grande freddo, contro l’Acta (Anti-Counterfeiting Trade Agreement), l’accordo anticontraffazione firmato il 26 gennaio scorso a Tokyo da circa 40 Paesi tra i quali (in vetta) gli Stati Uniti, Canada, Australia, Giappone, Corea del Sud, Marocco, Messico, Svizzera e 22 dei 27 Paesi membri dell’UE. I manifestanti non credono infatti che l’accordo multinazionale contrasterà soltanto con mezzi più stringenti la pirateria, ma sono certi che questo accordo possa mettere a repentaglio la libertà della rete. E peraltro è proprio odierna la decisione del governo bulgaro di sospendere la ratifica dell’accordo, sostenendo che le leggi attualmente in vigore in Bulgaria sono sufficienti a tutelare il diritto d’autore.

La giornata di oggi segna poi un punto di svolta importante: la Corte di Giustizia Europea si è pronunciata, con sentenza definitiva sul caso Sabam /Netlog. La Belaga Sabam, è la società che gestisce i diritti degli autori (una sorta di Siae belga), mentre Netlog NV è la società che gestisce un social network sulla falsariga di Facebook. Come era stato nel precedente caso di alcuni mesi fa che aveva visto contrapposti la Sabam e il provider Scarlet, ancora una volta la Corte Europea ritiene incompatibile con il diritto dell’Unione costringere il gestore di una rete sociale a predisporre un sistema di filtraggio generale riguardante tutti gli utenti per cercare di “scovare” quanti cercano di mettere in atto pratiche illecite.

La corte ha scritto:

“l’ingiunzione di predisporre il sistema di filtraggio controverso implicherebbe, da un lato, l’identificazione, l’analisi sistematica e l’elaborazione delle informazioni relative ai profili creati sulla rete sociale dagli utenti della medesima, informazioni, queste, che costituiscono dati personali protetti, in quanto consentono, in linea di principio, di identificare i suddetti utenti…”

“…detta ingiunzione rischierebbe di ledere la libertà di informazione, poiché tale sistema potrebbe non essere in grado di distinguere adeguatamente tra un contenuto illecito ed un contenuto lecito, sicché il suo impiego potrebbe produrre il risultato di bloccare comunicazioni aventi un contenuto lecito. Infatti, è indiscusso che la questione della liceità di una trasmissione dipende anche dall’applicazione di eccezioni di legge al diritto d’autore che variano da uno Stato membro all’altro. Inoltre, in determinati Stati membri talune opere possono rientrare nel pubblico dominio o possono essere state messe in linea a titolo gratuito da parte dei relativi autori…”

A questo link tutta la sentenza della Corte

http://curia.europa.eu/juris/document/document.jsf?text=&docid=119512&pageIndex=0&doclang=IT&mode=req&dir=&occ=first&part=1&cid=158064

 (a cura della Redazione di Italiaudiovisiva – E.) 16 febbraio 2012

Rti vs Google: secondo round ed ancora poche certezze

Nel dicembre scorso, le Sezioni Specializzate del Tribunale Civile di Roma sono tornate a decidere su un nuovo contenzioso Rti vs. Google, questa volta per la pubblicazione, da parte di un utente della piattaforma Blogger del gigante delle ricerche online, di streaming video relativi alle partite di calcio del campionato italiano di serie A e della Uefa Champions League.
Con la propria ordinanza, il giudice designato ha dedotto due contrastanti ordini di motivazioni:
- da un lato, ha descritto il complesso rapporto tra Internet Service Provider (Isp) ed utente che carica i contenuti: tradizionalmente, si è sempre considerato l’isp un “mero tramite”, ai sensi del Decreto Legislativo n. 70/2003, e pertanto, si è sempre esclusa la sua responsabilità, se non nel caso in cui, portato a conoscenza di un illecito uso dei propri servizi, non vi abbia posto termine nel minor tempo possibile. Secondo il Giudice Istruttore, tuttavia, il provider oggi partecipa attivamente all’organizzazione della gestione dei contenuti immessi dai singoli utenti, predisponendo indicizzazioni e consentendo all’utente di accedere ai video “correlati”, e trae peraltro sostegno finanziario da tale attività, tramite banner pubblicitari a tema. Inoltre, questione non irrilevante, contrattualisticamente l’isp si riserva sempre pieno diritto di controllo, esclusione di contenuti ed interruzione della fornitura, ove il servizio perda di convenienza economica o venga utilizzato in maniera differente da quanto contrattualmente previsto;
- dall’altro, ha nuovamente negato che esista un qualche obbligo di “controllo preventivo”, per l’Isp, sui contenuti pubblicati dagli utenti, ed ha rigettato la richiesta di Rti di ordinare tale controllo anche sulla base del fatto che Google, portata a conoscenza della violazione, aveva immediatamente rimosso il blog pirata, con ciò ottemperando ai propri obblighi.
La sensazione, leggendo l’ordinanza con la quale il Giudice Istruttore ha negato i provvedimenti richiesti da Rti, è quella di trovarsi davanti ad una questione tutt’altro che risolta, in quanto la definizione (per così dire) di un nuovo “Isp 2.0″, cui potrebbe non applicarsi la scriminante del “mero tramite”, potrebbe costituire fondamento per ulteriori querelle giudiziarie tra il colosso televisivo e quello telematico, sempre sulla possibilità o meno di adottare un modello di controllo diffuso e preventivo (o comunque in tempo reale) sui contenuti caricati dai singoli utenti dei servizi “targati” Google.

( a cura della Redazione di Italiaudiovisiva – G. ) 13 febbraio 2012

“Sopa” & “Pipa” messe “in standby” dal legislatore Usa

E’ notizia ufficiale che, a seguito della diffusa protesta delle scorse settimane, l’iter legislativo delle iniziative “Stop Online Piracy Act” (Sopa) e “Protect Intellectual Property Act” (Pipa) sia stato rallentato.
Nelle sue dichiarazioni, un portavoce dell’House Judiciary Commitee, presieduto proprio dal promotore del Sopa (il repubblicano Lamar Smith), ha dichiarato che il rallentamento sarà utile a recepire molte delle indicazioni e criticità riscontrare sia con i tecnici del diritto che con l’utenza. Tra le modifiche più importanti al vaglio della Commissione, la principale riguarderebbe proprio l’accantonamento, sia nel “Sopa” che nel “Pipa”", della tanto discussa clausola che avrebbe attribuito al Dipartimento di Giustizia Usa il potere di inserire in “blacklist” siti web reputati quali distributori di opere protette da copyright, senza alcun contraddittorio.
Il portavoce ha sottolineato - comunque – che la decisione di compiere tale elisione, come le altre cui andranno soggette entrambe le proposte legislative, non pregiudicherà in ogni caso la possibilità di riproporle in seguito, dopo accurata riflessione.

( a cura della Redazione di Italiaudiovisiva – G ) 8 febbraio 2012

Il web dopo Megaupload: alla ricerca di nuovi equilibri…

Dopo la chiusura del popolare portale di archiviazione online, per il palese diffuso scambio di files piratati tramite i suoi server, è forse il caso di affacciarsi alla finestra del web e compiere le prime valutazioni a breve periodo sugli effetti di tale operazione. Ricordiamo en passant che i dettagli dell’operazione “megaupload crackdown” sono reperibili sul sito internet dell’Fbi, al seguente indirizzo: http://www.fbi.gov/news/pressrel/press-releases/justice-department-charges-leaders-of-megaupload-with-widespread-online-copyright-infringement.
Innegabili sono stati gli effetti a tutela del copyright, e molteplici dichiarazioni di soddisfazione da parte delle principali major nazionali ed internazionali sono a testimoniarlo; caduto il colosso, inoltre, svariati ed agguerriti concorrenti a Megaupload.com, che esercitavano analoghe attività (per esempio, Fileserve.com e Filesonic.com), hanno spontaneamente deciso di sospendere le proprie attività, effettuando un vero e proprio “fall-back” su attività più strettamente legali, in buona sostanza consentendo il download di un file caricato al solo utente che lo ha caricato, ed, in alcuni casi, anche chiudendo i propri server americani.
Inoltre, quei concorrenti che hanno continuato a consentire il “file-sharing” si stanno mostrando molto più sensibili, per ciò che riguarda le segnalazioni di materiale illegale sui loro server (le cosiddette “Dmca Complaints”): è chiaro che, per costruire una reputazione il più possibile differente da quella del colosso sino-neozelandese, tutte le società che offrono spazi di archiviazione online, al di là della mera previsione di generica responsabilità contrattuale  (generalmente, è sempre presente la previsione che lascia all’utente ogni maggior responsabilità per i files che carica), faranno certamente ben più massiccio uso del loro “potere di rimozione” files/account, a seguito di segnalazioni circostanziate. Intanto, autorevole stampa (http://www.theinquirer.net/inquirer/news/2142123/megaupload-deleted) riporta oggi che l’Fbi avrebbe già iniziato a dare disposizioni per la cancellazione dati personali e file illegali dai server americani sequestrati alla società, e che l’utenza “legittima” sarebbe già sul piede di guerra per questa decisione.
E’ presto per dire quali saranno gli effetti di tale nuovo equilibrio che verrà a crearsi: la redazione di Italiaudiovisiva e del progetto “Italy: a Media Creative Nation” continuerà a monitorare la situazione con particolare attenzione.

( a cura della Redazione di Italiaudiovisiva – G. ) 31 gennaio 2012

Le differenti visioni dei Commissari Ue rispetto alla rete, al copyright e alla pirateria

Nei giorni scorsi, grande è stato il fermento rispetto al “Sopa” (acronimo per “Stop Online Piracy Act”) ed al “Pipa” (“Protect Ip Act”), accompagnato anche dallo sciopero indetto da molti siti web americani per dimostrare la loro chiara opposizione alle due proposte che, proprio a seguito della protesta, sono state “surgelate”. In questo momento di particolare “effervescenza”, le posizioni assunte dai differenti Commissari dell’Unione Europea che si sono interessati alla materia non sono sembrate particolarmente allineate tra loro.

La Commissaria per l’Agenda digitale, Neelie Kroes, seppure critica verso coloro che si arricchiscono attraverso la pirateria digitale, si è espressa chiaramente a sfavore della
proposta dello “Stop Online Piracy Act” in discussione al Congresso Usa, definendola
una “cattiva” proposta. La Kroes ha peraltro criticato la decisione che ha portato alla chiusura del portale Megaupload, questione quest’ultima particolarmente controversa, che, trovandosi su una sottile “linea di confine” tra la legalità e l’illegalità, ha suscitato pareri opposti e controversi. La Commissaria ha affermato “non abbiamo affatto bisogno di una cattiva legge, ma semplicemente della protezione di una rete internet aperta”.  L’eccesso di alcuni provvedimenti non deve inficiare la libertà della rete.

Su toni simili, sembra schierarsi Vivane Reding, Commissaria per la Giustizia, i Diritti Fondamentali e la Cittadinanza, che ha definito internet come “un bene di tutti”, la cui libertà va preservata, prima o almeno quanto la proprietà intellettuale. Così si è
espressa la Reding, in occasione della International Internet Conference di Monaco: “la protezione del diritto d’autore non deve mai essere usata come pretesto per intervenire sulla libertà della rete”. Reding ritiene che la libertà della rete e la protezione della proprietà intellettuale siano “partner” e non “nemici” e che l’obiettivo primario dell’Ue è proprio quello di creare un equilibrio nel rispetto di entrambi.

Diverse sembrano invece essere le convinzioni di Michel Barnier, Commissario per il Mercato Interno, il quale, come riporta un noto blogger italiano, “vede la violazione del diritto d’autore in rete, da chiunque compiuta, più o meno come gli Stati Uniti vedevano Bin Laden”… Barnier ha annunciato una “stretta” in materia di protezione del diritto d’autore. Entro la primavera del 2012, infatti, la Commissione varerà la proposta di revisione del “copyright enforcement”, ovvero un inasprimento delle norme attualmente vigenti contro coloro che violano l’opera altrui.

( a cura della Redazione di Italiaudiovisiva – E. ) 27 gennaio 2012

“Agenda Digitale”: AgCom propone al Governo iniziative di crescita multimediale

L’Autorità per le Garanzie nelle Comunicazioni (Agcom) ha inviato nei giorni scorsi un proprio documento al Governo Italiano, per suggerire un possibile percorso per iniziative di crescita nel campo dell’audiovisivo e delle comunicazioni.

Il documento (reperibile sul sito web dell’Autorità, all’indirizzo: http://www.agcom.it/default.aspx?DocID=7927),
riprende in larga parte quanto già contenuto nella documentazione programmatica dell’iniziativa Agenda Digitale per l’Italia (sito web: http://www.agendadigitale.org/), per
poi articolarsi in alcune proposte di stampo pratico, che intednono arricchire il dibattito e contribuire allo sviluppo di future proposte normative.

Elenchiamo di seguito alcune delle proposte che ci sembrano più interessanti:

- semplificare le procedure amministrative per la posa di strutture di “Reti di Nuova Generazione” (le cosiddette “rng”);

- aumentare l’utilizzo e la diffusione delle aree “wi-fi” nei luoghi pubblici;

- attenuare i “diritti di esclusiva” nel Testo Unico della RadioTelevisione, per consentire maggiore diffusione multi-piattaforma delle licenze di utilizzo;

- inserire, con norma primaria, il principio per cui la digitalizzazione dei servizi della Pubblica Amministrazione non deve pesare economicamente sul cittadino;

- incentivare l’utilizzo della moneta digitale tramite misure di potenziamento della rete Pos e ripensare il regime Iva a tal proposito per le pubbliche e medie imprese che operino online;

- introdurre il “clouding” nei servizi della Pubblica Amministrazione, attribuendo a ciascun cittadino un account/profilo digitale per accedere al “cloud”;

- trasferire il pagamento delle imposte di bollo fisiche progressivamente online;

- consentire la “notifica digitale”, per alleggerire il carico del concessionario Poste (a partire dal gennaio 2012, tale misura è in fase di implementazione, con le iniziali possibilità di notifica a mezzo Posta Elettronica Certificata tra Avvocati).

Poca attenzione, in questa “agenda”, comunque, alle esigenze del “content”, ovvero della migliore tutela del diritto d’autore in rete ed alle esigenze di sostenere le industrie di contenuti creativi. Ma forse l’Agcom saprà presto presto la sua anche su queste altre tematiche…

( a cura della Redazione di Italiaudiovisiva – G. ) 27 gennaio 2012

A proposito della “modifica Fava”: ragionevole critica alla proposta del Decreto Legislativo 70 del 2003 (Direttiva “e-commerce”)

Negli scorsi giorni, si è molto discusso della proposta di modifica del decreto legislativo n.70/2003 (attuazione della direttiva 2000/31/CE, la cosiddetta ”Direttiva e-commerce”), introdotta in commissione dall’onorevole Giovanni Fava (Lega Nord).
La modifica punta ad introdurre una piccola ma sostanziale modificazione all’articolo 16 di tale decreto, riguardante la responsabilità del “prestatore di servizi di hosting” per contenuti online: qualora venisse approvata dal Parlamento, la nuova versione dell’articolo in questione attribuirebbe responsabilità al fornitore di hosting per contenuti fuorilegge, non solo quando sia stato reso edotto da parte di autorità giudiziarie/amministrative, ma anche quando a comunicargli tale informazione sia stato qualunque soggetto interessato.
Riguardo questa possibile modifica, si è levato un coro di proteste, che hanno sostenuto che, con tale aggiunta, il d.lgs. 70/2003 assumerebbe contenuti simili alle iniziative statunitensi Sopa e Pipa (vedi commento in precedente post).
Per contro, altre autorevoli voci hanno sostenuto che il d.lgs., nella formulazione attualmente in vigore, non attuasse effettivamente la direttiva “e-commerce”, e che la modifica sanerebbe tale “svista” del legislatore italiano.
Al riguardo, è opportuno notare che l’ordinamento italiano è già conforme alla Direttiva 2000/31/CE, che fa salvo ogni maggior diritto degli Stati Membri di prevedere che un organo giurisdizionale o un’autorità amministrativa esiga che il prestatore impedisca una violazione e vi ponga fine.
Tuttavia, qualora la modifica venisse approvata nel testo proposto, aumenterebbero esponenzialmente le richieste di rimozione al prestatore di hosting, il quale sarebbe costretto ogni volta a decidere in propria coscienza (senza garanzia in caso di errore e possibilità di opporsi nell’ambito di un procedimento o, tanto meno, garanzia di contraddittorio per alcuno) se rimuovere o meno un contenuto ritenuto lesivo, con tutte le conseguenze – economiche e non – in caso di errore.
Questo scenario potrebbe non rappresentare l’ottimo, in quanto si finirebbe con il sostituire il giudizio del provider (che comunque non sarebbe obbligato a rimuovere, se non ritenesse di aver ricevuto prova di un illecito) al giudizio, attualmente previsto, del giudice, che invece è sicuramente vincolante per la rimozione.
La soluzione proposta non sembra dunque essere migliore di quelle studiate da Agcom nell’ambito delle proprie consultazioni sul tema, che, anzi presentano migliori garanzie quanto alla terzietà dell’accertamento sulla necessità o meno di rimuovere un contenuto che, peraltro, viene eseguito nell’ambito di un procedimento di ragionevole durata, e che offre garanzie, tanto al titolare dei contenuti quanto al destinatario dell’ordine.

(a cura della Redazione di Italiaudiovisiva – G.) 23 gennaio 2012

Sopa & Pipa: il “popolo del web” protesta contro la proposta di legge “made in Usa” sulla tutela proattiva del copyright online

Molte delle pagine principali più famose al mondo si sono “auto-oscurate” nella giornata di ieri, quale misura di protesta contro i progetti di legge statunitenti “Sopa” (acronimo di “Stop Online Piracy Act”) e ”Pipa” (Protect Intellectual Property Act). Tra gli aderenti alla protesta, anche le “versioni” americane di Google e Wikipedia.
I due progetti di legge, attualmente in attesa di essere discussi al Senato Usa, propongono con rinnovato vigore la procedura di oscuramento dei siti web sinora adottata solo saltuariamente dalle forze dell’ordine americane, su espressa autorizzazione governativa, in occasione di eventi tradizionalmente “piratati” sul web, quali, ad esempio, manifestazioni sportive come il “Superbowl”.
La novità, in questo caso, sta in 3 fondamentali aggiunte, su cui i promotori delle leggi in questione puntano con particolare pervicacia:  (A.) in primo luogo, la cosiddetta “clausola anti-circonvenzione”, che attribuirebbe alle forze di polizia la possibilità di “blacklistare” anche gli indirizzi ip di siti web che pubblicizzano metodologie per aggirare il blocco ip dei siti “oscurati” per infrazioni al copyright; (B.) in secondo luogo la cosiddetta “clausola del vigilante”, che garantirebbe una sostanziale immunità agli internet service provider che oscurino siti web, sulla base di una sola presunzione di violazione del copyright; (C.) infine, si propone di consentire ai detentori di copyright che assumono violati di ottenere, senza alcun contraddittorio, un ordine giudiziale che tagli fuori i siti web stranieri dai sistemi di pagamento e dagli inserzionisti americani, rafforzando quanto già previsto nel “Digital Millenium Copyright Act” (“Dmca”) in tal senso.
Tra le motivazioni della protesta nei confronti di tali misure non certo una apologia della pirateria audiovisiva. E’ naturale che, a fronte di un provvedimento molto ampio e che tocca le aree più controverse del diritto d’autore digitale, ci sia la massima attenzione a che non vi sia alcuna lesione della libertà di espressione del pensiero e della libertà di informazione nel mettere a punto le misure. La lotta alla pirateria non è infatti in contrapposizione con chi contribuisce contenuti culturali alla rete.
E’ dunque nell’interesse di tutti che si sviluppi la più ampia riflessione ed approfondimento circa le obiezioni sollevate e che hanno causato il rinvio del provvedimento, ferma restando la matrice tipicamente… “made in Usa” dello stesso.
(a cura della Redazione di Italiaudiovisiva – G.) 19 gennaio 2012

Argentina: una misura innovativa a ritmo di tango

In un momento in cui, almeno nell’agenda di governo italiana, la lotta all’evasione fiscale appare all’ordine del giorno,una proposta decisamente alternativa arriva da oltreoceano, più precisamente dall’Argentina.

L’equivalente argentino dell’Agenzia delle Entrate (Arba) ha recentemente dato vita ad “Arbatracks”, in una inedita partnership con Sony Music. Il progetto si basa sul lancio di una piattaforma che consente di fruire di musica a tutti coloro che… potranno dimostrare di essere dei regolari contribuenti dello Stato. L’iniziativa sudamericana in realtà cerca di risolvere 2 problemi in 1: se, da una parte, cerca, attraverso un meccanismo premiale, di combattere l’evasione fiscale (per quanto i contribuenti potranno fruire gratuitamente della piattaforma soltanto per 6 mesi, e per un totale di 90  brani), dall’altra cerca comunque di contrastare l’altro annoso problema, ovvero la pirateria online. Combattere dunque evasione e pirateria… a ritmo di tango? L’idea sembra buona, non fosse altro che per la sua originalità, ma funzionerà davvero?! Staremo a vedere!

(a cura della Redazione di Italiaudiovisiva – E.) 17 gennaio 2012

Contributi sulla copia privata al bivio – l’analisi dell’Eao sulle cosìdette “levies”

L’anno appena trascorso sarà senza dubbio ricordato come uno di quelli più prolifici per il dibattito circa le misure di protezione del diritto d’autore in rete, sia nelle aule dei tribunali che negli istituti di ricerca. Trai molti contributi dottrinari, è interessante segnalare quello dell’Osservatorio Europeo sull’Audiovisivo, che fotografa la situazione a metà 2011. E’ reperibile all’indirizzo http://www.obs.coe.int/oea_publ/iris/iris_plus/iplus4LA_2011.pdf.en

L’autore di questo articolo, lo spagnolo Francisco Javier Cabrera Blázquez, analizza con estrema attenzione i due principali filoni di contribuzione, relativi alla copia privata:

- il cosìddetto “equo compenso” sui supporti vergine, misura ad oggi più diffusa in ambito europeo, pur con i necessari caveat della proporzionalità ed adeguatezza, ribaditi anche dalla sentenza Padawan v. Sgae (Corte di Giustizia CE, causa C-467/08, sentenza del 21 ottobre 2010, disponibile all’indirizzo: http://curia.europa.eu/jurisp/cgi-bin/gettext.pl?where=&lang=it&num=79898978C19080467&doc=T&ouvert=T&seance=ARRET);
questa misura sconta un tasso di necessaria impopolarità presso il pubblico, sebbene sia in larga parte tollerata dal’utenza;

- il cosìdetto “canone sul Peer2Peer”, proposto da più voci quale sostanziale mezzo per “spalmare” sulla generalità dell’utenza internet i costi della pirateria, depenalizzando lo scambio di files coperti da copyright, a fronte del pagamento di una imposta sulla
connessione ad internet. L’applicazione di una simile misura genererebbe forse maggiori introiti della “levy” sui supporti vergine nel breve periodo, ma pecca forse di quella lungimiranza necessaria alla preservazione dell’inventiva e del prodotto culturale, e, nel lungo periodo porterebbe ad un progressivo inaridimento dell’industria mediatica, con forti penalizzazioni per produttori ed artisti.

L’analisi dell’Osservatorio offre una panoramica che non è aggiornata agli sviluppi più recenti di tali policies in ambito europeo, ma evidenzia, in ogni caso, con puntuale chiarezza, come – negli ultimi anni – poco sia realmente stato fatto, in termini di incentivi alla diffusione legale delle opere mediatiche mediante il web: il trend del regolatore sembra essere ancora incentrato verso misure afflittive, che tuttavia incidono con maggiore insistenza proprio su quelle categorie (produttori, artisti, musicisti) che dovrebbero invece tutelare, e non producono quella spinta alla produzione culturale che ci si dovrebbe aspettare.

(a cura della Redazione di Italiaudiovisiva – G.) 13 gennaio 2012

“YouHaveDownloaded”: provocazioni in salsa BitTorrent e il miraggio della “sicurezza” nel P-2-P

Provocatoria iniziativa di un gruppo di programmatori russi, i quali, apparentemente per un compiere elaborato scherzo, hanno realizzato il sito web www.youhavedownloaded.com: questo sito, tramite una tecnologia “crawler” simile a quella utilizzata da Google per reperire pagine web, indicizza in un database accessibile al pubblico gli indirizzi ”ip” connessi ad alcuni famosi “nodi” (cosiddetti “tracker”) della rete BitTorrent, mostrando così con estrema facilità quali download stiano compiendo gli utenti connessi tramite tali indirizzi. Accedendo alla pagina con un programma Peer2Peer connesso ad un tracker BitTorrent tra quelli monitorati, la homepage del sito visualizza una lista, più o meno completa, di ciò che è in download tramite l’ip di riferimento. Non solo: inserendo un ip noto in una casella di ricerca, è persino possibile monitorare ciò che gli utenti dietro tale indirizzo stanno scaricando tramite il protocollo BitTorrent.
Al di là della ovvia curiosità, questa iniziativa mette a nudo una delle principali criticità della gettonata metodologia di “download” di contenuti BitTorrent: come tutte le reti di distribuzione, essa passa tramite snodi centrali, i “tracker”, che indicizzano periodicamente gli indirizzi ”ip” degli utenti ad essi collegati per consentire agli stessi di collegarsi (semi-)direttamente l’uno all’altro.
La limitazione tecnica di dover passare per uno snodo terzo, ironicamente, non fa che facilitare il lavoro di prevenzione dell’utilizzo per fini illegali del protocollo BitTorrent: è sufficiente, infatti, chiudere il tracker, oppure inserirne l’ip nella “blacklist” nazionale, per impedire il download illegale di contenuti protetti dal diritto d’autore.
Non a caso, durante il recente caso giudiziario “ThePirateBay”, una delle misure richieste ed autorizzate dai giudici è stata proprio quella di inibire agli utenti italiani non solo l’accesso al motore di ricerca di files illegali su rete BitTorrent, ma anche – e soprattutto – l’accesso al relativo tracker. Entrambe le attività, a mente della sentenza n.49437/2009 della Corte di Cassazione, costituiscono infatti quel “quid pluris” richiesto per la valutazione di illegittimità dell’attività di tali motori di ricerca: attività, insomma, che facilitano in qualche modo all’utente l’accesso a contenuti illegittimamente veicolati, e pertanto sanzionabili da parte delle Autorità competenti.
Ancora una volta, dunque, il “mito” del P-2P sicuro deve infrangersi con la dura realtà di un sistema che può registrare ogni mossa dei pirati digitali, per utilizzarla contro gli stessi.
(a cura della Redazione di Italiaudiovisiva – G.) 11 gennaio 2012

Digital Agenda for Europe: il report 2011 della Commissione Europea

Il 22 dicembre 2011, la Commissione Europea ha pubblicato sul proprio sito web

http://ec.europa.eu/information_society/newsroom/cf/itemdetail.cfm?item_id=7699&utm_campaign=isp&utm_medium=rss&utm_source=newsroom&utm_content=tpa-5

il report annuale sullo stato di implementazione dei temi fondamentali della “Digital Agenda”.

Come spesso accade, da questa reportistica ufficiale, emergono luci ed ombre circa l’effettivo progresso dell’Unione Europea verso la realizzazione dei principali “pilastri” dell’Agenda (si segnala che sono reperibili all’indirizzo

http://eur-lex.europa.eu/LexUriServ/LexUriServ.do?uri=CELEX:52010DC0245R(01):EN:NOT).

La Redazione di Italiaudiovisiva ritiene utile proporre un riepilogo sullo stato dei “pilastri”, come dal report in commento: clicca qui per leggere l’intero documento (commento della Redazione). Si segnala che il link conduce ad un sito esterno al blog/sito Italiaudiovisiva.

Qui ci limitiamo a segnare che sono senza dubbio interessanti, ai fini della specifica “filiera dell’audiovisivo”, le seguenti questioni:

- le anticipazioni della Commissione circa la prossima revisione della Direttiva sull’“Enforcement” dei diritti di proprietà intellettuale (la cui originale versione è ormai datata, in quanto risalente al 2004);

- nonché l’attenzione dedicata al dialogo dei “player” sul mercato circa i prelievi a sostegno del copyright: pratica che, nonostante l’impopolarità presso l’utenza, sta registrando costanti consensi in ambito europeo;

- l’esplicito riferimento, nell’ambito della necessità di adottare, nel triennio a venire, misure per fare fronte alla crescente domanda di servizi “ict”, del “potenziamento dei finanziamenti alla produzione delle industrie creative e culturali ed il loro sviluppo digitale” (vedi supra, “pilastro” 7, intitolato “Benefici dell’“ict” per la società europea”);

- meriteranno, inoltre, particolare attenzione anche le proposte di sistemi di risoluzione alternativa delle controversie online proposti a tutela dell’utenza, che hanno il meritevole intento di mirare a ridurre il contenzioso in ambito digitale, nonché la prospettata revisione delle linee-guida sugli aiuti di stato per lo sviluppo della banda larga, indispensabile veicolo per il broadcast e l’approvvigionamento di contenuti digitali in rete.

(a cura della Redazione di Italiaudiovisiva – G.) 11 gennaio 2012 

 

Brusca virata della Spagna sul copyright online

Il 30 dicembre 2011, il Parlamento Spagnolo ha approvato il regolamento attuativo della controversa ”legge Sinde” (cosiddetta dal nome dell’uscente Ministro della Cultura Ángeles González-Sinde): questa legge reca importanti innovazioni contro la pirateria digitale ed era già stata approvata nel febbraio 2011 (e pubblicata, insieme alle misure straordinarie di sostegno all’economia spagnola, nel Bollettino ufficiale del marzo 2011, reperibile al seguente indirizzo: www.boe.es/boe/dias/2011/03/05/pdfs/BOE-A-2011-4117.pdf), ma era rimasta inapplicata, in assenza delle disposizioni attuative, ora disciplinate dal Parlamento iberico.
A partire dal marzo 2012, dunque, entreranno in vigore le due fondamentali misure contenute in tale testo legislativo:
- da un lato, l’abolizione del cosiddetto ”canone digitale”, vale a dire l’equivalente dell’equo compenso Italiano sui supporti vergini. L’abolizione rispecchia le pronunce della maggioritaria magistratura spagnola, che, in più occasioni, aveva riconosciuto illegittima la presunzione di un utilizzo di cd/dvd e supporti informatici per fini statisticamente quasi sempre illegali;
- dall’altro, e, in questo caso in piena controtendenza con la giurisprudenza preminente, la nuova procedura per la rimozione dei contenuti in violazione del diritto d’autore da siti internet spagnoli e la possibile inibizione dell’accesso ai siti in questione: il neonato Comitato della Proprietà Intellettuale avrà, ai sensi della “Ley Sinde”, il potere di agire sia nei confronti di chi pubblica contenuti in violazione del diritto d’autore sulle proprie pagine web, sia nei confronti degli fornitori di hosting per tali pagine, sia nei confronti degli isp che omettano di ottemperare all’ordine di rimozione, il tutto nel tempo massimo di 10 giorni dalla denuncia da parte dei titolari dei diritti, secondo una procedura nel contraddittorio trai soggetti coinvolti.
La seconda misura, come è evidente, prende un percorso differente rispetto alla “three-strikes-rule” della francese “legge Hadopi”, e si allinea con quanto già sottoposto a consultazione dall’Agcom in Italia: la previsione di una procedura aggiuntiva e non alternativa al normale corso giudiziario, mediante la quale il legittimo titolare dei diritti può ottenere, in tempi più rapidi ed instaurando un contraddittorio con i soggetti coinvolti, la rimozione dei contenuti multimediali illegittimamente diffusi in rete, anche tramite meccanismi di blocco dell’accesso alle pagine web coinvolte.
L’opinione pubblica spagnola ha finora reagito in maniera altalenante alle nuove misure proposte, alternando vive proteste in ragione di presunte violazioni costituzionali da parte delle misure in questione, a mesi di sostanziale apatia nei confronti della legge stessa.
Sarà senza dubbio interessante osservare se il meccanismo predisposto dal legislatore spagnolo sortità o meno gli effetti sperati, anche in vista della possibile adozione simili misure in Italia.
Si ricordi che nelle elezioni anticipate del novembre 2011, il Partito Popolare ha conquistato la maggioranza assoluta dei seggi, nonché il proprio risultato migliore di sempre: tra le iniziative del nuovo Governo presieduto da Mariano Rajoy si prevede, in materia di cultura e media, una revisione del processo di riforma di Rtve avviato dall’ex Premier Zapatero, che ha eliminato la pubblicità dalla tv pubblica spagnola. 

(a cura della Redazione di Italiaudiovisiva – G.) 11 gennaio 2012

Alcuni commenti della Fimi per “Italiaudiovisiva”

Il Presidente della Fimi Industrie Musicali Italiane, Enzo Mazza, ci manifesta una serie di commenti su alcune questioni poste sul nostro blog, incluso il dubbio che avevamo evidenziato rispetto alla adesione della Federazione al Dag (vedi il nostro commento dell’11 novembre): “Fimi è e resta l’organizzazione forse più committed di tutte sul fronte della tutela dei diritti di ip. Da quando è iniziata la consultazione in tema di diritto d’autore da parte di Agcom, la nostra federazione, e il sottoscritto in particolare, sono sempre stati in prima linea, quando molte realtà del nostro mondo non avevano sinceramente le idee chiare.  Proprio sul blocco dei siti esteri, proposta da Fimi per seguire quanto oggi fatto in tema di scommesse, ci siamo trovati su fronti opposti con Google. L’effetto dei blocchi nei casi promossi da Fimi in Italia, Pirate bay e BtJunkie, hanno confermato l’efficacia di tale approccio. Nuove azioni nei giorni scorsi hanno avuto un impatto notevole:

http://www.fimi.it/dett_comunicatifpm.php?id=49

Fimi ha tuttavia guidato molto spesso da sola la carretta e ancora di recente, a Bruxelles, sulla notifica di Agcom, è stata ancora Ifpi, con Mpa ad inviare osservazioni alla Commissione relative ai limiti del provvedimento in itinere. Noi riteniamo essenziale il decollo dell’offerta legittima che vede tra i nostri partner diverse imprese di tecnologia. Non si tratta di dire “quanto  è bello internet”, ma di fare in modo che la rete si trasformi in quella opportunità di sviluppo dei contenuti digitali per tutta la filiera. YouTube, tanto per fare un esempio, è il secondo cliente dell’industria musicale dopo Itunes. A YouTube, la nostra federazione contro la pirateria fa rimuovere migliaia di contenuti illeciti ogni settimana, caricati da utenti in forma illecita, ma ciò non toglie che dall’altra parte le nostre etichette abbiano in YouTube un’importante fonte di monetizzazione. Così come sarà con Google Music, e così com’è oggi con Cubo Musica di Telecom, ecc. Questo non significa che allo stesso tempo non appoggiamo iniziative legislative che accrescano le responsabilità degli isp o degli intermediari perché riteniamo fondamentale che tutti remino nella stessa direzione e non si nascondano dietro una presunta “neutralità”.

http://www.fimi.it/dett_comunicatistampa.php?id=197

e anche

http://www.fimi.it/dett_comunicatifpm.php?id=45

La partecipazione al Dag di Fimi ha l’obiettivo di incrementare il mercato dei contenuti digitali, visto che i ritardi dello sviluppo in Italia stanno causando danni peggiori della pirateria. Come sai sono presidente del Comitato Ipr della Camera di Commercio Usa, che è tra i promotori del Dag, e pertanto le nostre istanze sono parte dell’iniziativa globale della Camera, che anche di recente ha scritto a Calabrò per spingere verso l’adozione del regolamento.

Non trovo pertanto nessuna incompatibilità nella strategia di Fimi, che:

a)     da un lato, favorisce l’adozione di un sistema di risposta graduata contro la pirateria online (non solo p2p tradizionale che ormai è in calo ma soprattutto web streaming e hosting);

b)      dall’altro, favorisce le politiche istituzionali che consentano la più ampia diffusione delle tecnologie per la distribuzione di contenuti digitali”.

Ringraziamo Mazza per la chiarezza e per la cortesia. Ci saranno certamente occasioni di ulteriori interazioni. Angelo Zaccone Teodosi (a.zaccone@isicult.it), 23 dicembre 2011

Google e la protezione del Copyright: un matrimonio difficile? Ifpi e Riaa sul Google Report

Poco più di un anno fa, in un post sul blog ufficiale della Google Inc. (link al post: http://googlepublicpolicy.blogspot.com/2010/12/making-copyright-work-better-online.html), Kent Walker, General Counsel del motore di ricerca online per antonomasia, pubblicava una lista di 4 fondamentali impegni che l’azienda californiana intendeva perseguire a tutela del copyright.
Li riassumiamo in breve:
1. La riduzione dei tempi di “takedown” di materiale pubblicato in violazione di copyright da tutti i prodotti Google (a cominciare dalla piattaforma Blogger e dai risultati di ricerca internet), fino a solo 24 ore da una segnalazione Dmca (ovvero prevista nell’ambito del Digital Millennium Copyright Act) adeguatamente circostanziata, approntando strumenti dedicati per facilitare tale processo, sia per il segnalante che per il resistente.
2. La rimozione, dalla funzione di autocompletamento di ricerca, di termini comunemente associati alla pirateria.
3. Il potenziamento dei controlli anti-pirateria del programma Ad-sense, così da non consentire in alcun modo la presenza di banner pubblicitari “google-powered” su pagine contenenti contenuti pirata o applicazioni illegali sul market Google.
4. La rimozione della funzionalità di anteprima dai risultati di ricerca, per le pagine web contenenti contenuti pirata, e la promozione dell’accesso a pagine web contenenti contenuti legali.
Pochi giorni fa, il 19 dicembre 2011, la Ifpi e la Riaa, le due principali associazioni – internazionale ed americana – per la protezione e l’enforcement del copyright artistico e musicale, hanno stilato un documento congiunto per commentare il progresso di Google Inc. nel perseguire tali obiettivi (link al documento: http://www.ifpi.org/content/library/Google_update_111219.pdf).
Il bilancio è sostanzialmente negativo, sotto tutti i punti di vista:
1. Per quanto riguarda le tempistiche di “takedown” Dmca, e gli specifici tool a disposizione dei legittimi proprietari del materiale piratato, si lamenta l’effettiva dispersività di tali strumenti, e la lentezza conseguente della procedura di rimozione, che può giungere a superare di settimane la deadline oraria prospettata;
2. L’autocompletamento delle ricerche nella barra Google continua a mostrare termini comunemente associati alla pirateria (“free mp3”, “dvdrip”, ecc.), tra quelli suggeriti;
3. I controlli anti-pirateria per l’accesso al programma Ad-Sense sono effettivamente stati intensificati, ma il sistema risulta ancora carente di quelle garanzie di rimozione proattiva dei banner “Google-powered”: entrambe le associazioni lamentano, in particolare, che sebbene applicazioni dedicate alla pirateria siano effettivamente state espulse dal “Google Market”, esse abbiano continuato la loro distribuzione sui terminali mobili tramite canali paralleli, continuando indisturbate ad autofinanziarsi grazie ai banner Ad-Sense;
4. Quanto alle funzionalità di anteprima dai risultati di ricerca, Ifpi e Riaa lamentano una sostanziale inerzia del motore di ricerca nei confronti di ripetute richieste, da parte di famosi siti web dell’industria musicale, di dare loro priorità nell’ordine dei risultati di ricerca, promuovendo così un accesso legale ai contenuti.
Il documento prosegue, formulando una lista di suggerimenti a Google per perseguire con effettività gli obiettivi sopra citati, concludendosi con un divertente “Smetterla di indulgere in auto-incensanti retoriche allarmistiche, ed impegnarsi in un dialogo costruttivo”: vedremo se l’azienda di Mountain View coglierà al volo anche quest’ultimo suggerimento, o proseguirà per la propria strada.
Il Presidente della Fimi, Enzo Mazza, ha così commentato, ad Italiaudiovisiva, rispetto alle tesi di Google: “Molte promesse, ma pochi fatti concreti”.
(a cura della Redazione di Italiaudiovisiva – G.) 23 dicembre 2011

Dal Dag (Digital Advisory Group) alla Kroes che scrive a Frattini (sull’Agcom)…

Nelle ultime settimane, l’agenda della politica è stata comprensibilmente travolta, in tutta Europa, dalle tempeste che hanno attraversato i mercati finanziari, che hanno messo in ginocchio le economie nazionali. Le dimissioni del premier greco e del premier italiano rappresentano le conseguenze forse più simboliche della radicale crisi in atto, che riteniamo sia effetto – tra l’altro – della globalizzazione planetaria e della finanziarizzazione dell’economia, che stanno determinando il rischio di una sudditanza dei “policy maker” nei confronti dei burattinai dell’alta finanza, che finiscono per dettare regole astratte che possono produrre macelleria sociale… In questi scenari, è evidente che problematiche come quelle della tutela del diritto d’autore online, della lotta alla pirateria, della salvaguardia dei livelli di investimento nella produzione di contenuti di qualità… appaiono marginali. Eppure, crediamo che i discorsi intorno al “content” e più in generale intorno all’industria culturale e creativa meritino attenzione, estrema attenzione, anche in questi tempi duri e cupi, perché la produzione di “immateriale” è centrale nello sviluppo socio-economico delle nazioni, come ci ostiniamo a credere. Per quanto riguarda le italiche vicende, vanno segnalati due eventi significativi: il 27 ottobre 2011, è stata presentato alla stampa ed ai media il progetto Dag, acronimo che sta per Digital Advisory Group; il 30 ottobre 2011, la Commissione Europea ha trasmesso al Governo italiano le sue osservazioni sulla bozza di regolamento Agcom sul diritto d’autore online. Alcune riflessioni: il progetto Dag rientra nelle attività di promozione di internet, ovvero nella sensibilizzazione dei “policy maker” affinché cerchino di accelerare la diffusione della banda larga in Italia, per superare quei ritardi che ostacolano la crescita dell’economia. Così come Boston Consulting Group aveva fornito argomenti a Google nel progetto “Effetto Internet”, ora McKinsey produce dati ed analisi per il Dag. La novità è rappresentata dal gruppo eterogeneo di coloro che si sono associati in Dag, che vanno da Google Italy (of course) a Telecom Italia, da Rcs al Gruppo 24 Ore, includendo anche l’associazione delle major musicali in Italia, la Fimi… E’ interessante osservare questa strana alleanza tra multinazionali di internet e multinazionali della musica, tra chi gestisce il web e chi produce contenuti. Siamo dell’idea che possa essere un errore partecipare al coro “quant’è bella la rete, quant’è bella…”, senza imporre nell’agenda la questione della centralità dei contenuti, dell’esigenza di garantire regole uguali per tutti, senza rimarcare l’indispensabilità di investimenti adeguati in contenuti di qualità… L’altra notizia è la lettera che la Commissaria Krues ha indirizzato il 30 ottobre 2011 al Ministro Frattini, in relazione alla bozza di regolamento Agcom sul diritto d’autore online. La Commissione sembra aver accolto lo spirito che caratterizza l’iniziativa Agcom e le questioni che pone non sembrano sostanziali. Ne sarà lieto Calabrò. Noi restiamo dell’idea che la via giusta debba essere più netta e severa, e restiamo convinti nella bontà del “modello francese” ovvero dell’Hadopi 2. Ipotesi che ormai potrà essere semmai presa in considerazione soltanto dal Governo (italico) che verrà… Grazie per l’attenzione. Alla prossima. Angelo Zaccone Teodosi  ( a.zaccone@isicult.it ).

Un primo bilancio (mediatico) della kermesse del 5 ottobre

A distanza di una settimana dalla kermesse di presentazione della ricerca “Italia: a Media Creative Nation”, è possibile trarre un primo bilancio “mediatico” dell’evento. A livello televisivo, l’evento è stato seguito dai tg Mediaset, e non da quelli Rai, ma, dato il promotore dell’iniziativa (il Gruppo Mediaset), è – ahinoi –quasi comprensibile. La rassegna stampa è stata consistente e significativa, sia a livello di dispacci di agenzia sia di articoli sui quotidiani (vedi la sezione “Documenti” del sito www.italiaudiovisiva.it: dal nostro punto di vista, gli articoli che hanno colto meglio il senso del nostro progetto sono stati pubblicati da “il Sole 24 Ore” e da “Avvenire”), ma non si può non notare come le quattro maggiori testate che hanno nei lettori di sinistra il proprio target (“la Repubblica”, “l’Unità”, “Il Manifesto”, “il Riformista”) abbiano ignorato l’iniziativa: un bell’esempio di pluralismo. Talvolta, è sufficiente il “brand” Mediaset per determinare una sorta di rimozione meccanica, e finanche una “damnatio memoriae” ideologica. A livello di rassegna web, molti i richiami, prevalentemente al convegno ed alle prese di posizione di Calabrò. Diverte segnalare la cappellata dell’agenzia stampa Mf-Dj (peraltro rilanciata dal sito web del mensile “Prima Comunicazione”), che ha dato veramente i numeri, interpretando malamente alcuni dati spesi dal Presidente Agcom nella sua relazione al convegno, riguardanti stime sulle dimensioni delle industrie creative e sulla pirateria in Italia: cifre dapprima riprese dall’eccellente blogger Stefano Quintarelli, che, intercettato l’errore di Mf-Dj, ha corretto il tiro delle sue ironie (aveva commentato, il 5 ottobre, le stime di Calabrò titolando un suo intervento ” Agcom: Portate una calcolatrice! “ , per poi correggere, scoperto l’errore dell’agenzia stampa, con ” Serious fact checking: Ecco i numeri giusti del discorso del Presidente Calabrò ” ). Anche in queste materie, tutti auspichiamo una maggiore attenzione metodologica da parte dei giornalisti, onde evitare che si sparino numeri in libertà, distorcendo ad effetto tesi ed analisi. Una ricerca come quella promossa da Mediaset e realizzata da IsICult sembra poi vanificata, se si leggono poi le paginate intere  che “la  Repubblica” ha concesso il 9 ottobre a Stefano Bartezzaghi, che titola a piena pagina “Quelli che l’arte è gratis”, con un sottotitolo che è tutto un programma: “YouTube insegna che forse sta finendo l’epoca del “tutto ha un prezzo” (sorry, l’articolo non è disponibile online sul sito web de “la Repubblica”, e stranamente non è stato intercettato né nella rassegna stampa della Camera dei Deputati né in quella del Mibac…). Ancora una volta, un mix di demagogia e di retorica, per rinnovare la favola dell’internet magico… La riproposizione di una fenomenologia che Denis Olivennes già ben identificò nel suo saggio del 2008: “La gratuità è un furto. Quando la pirateria uccide la cultura” (Libri Scheiwiller), Secondo Olivennes (autore dell’omonimo rapporto realizzato su incarico del Governo Sarkozy, la battaglia per il consumo libero dei contenuti online è sostenuta da un’inedita “Santa Alleanza”, in cui i contestatori del capitalismo vanno a braccetto con i sostenitori dell’assolutismo di mercato: questi ultimi, “in quanto fautori del potere assoluto del consumatore, individuano nella potenziale ascesa delle aziende di telecomunicazioni e nel concomitante crollo delle prebende delle industrie tradizionali un’evoluzione sana e naturale dell’economia”. Il risultato è una “paradossale consociazione tra antimoderni e ultraliberali” (vedi “Italia: a Media Creative Nation”, pag. 72, nota 109)… Alla prossima. Angelo Zaccone Teodosi ( a.zaccone@isicult.it ). Roma, 12 ottobre 2011.

Benvenuti sul blog di “Italia Audiovisiva”

Questo blog si pone come luogo di discussione aperta sulle tematiche connesse al progetto “Italia: a Media Creative Nation”, ovvero sulla centralità dell’industria
culturale nella socio-economia nazionale e sulla necessità di tutelare gli attuali modelli di business, a partire dal copyright e dal diritto d’autore.

Nelle intenzioni dei curatori, si cercherà di non applicare alcun criterio censorio da parte dell’”administrator” del sito.

Grazie. Angelo Zaccone Teodosi ( a.zaccone@isicult.it ). Roma, 5 ottobre 2011.